di Paolo Santolini Trento, Teresa Belli, Francesca Osti e Renata Righi
Ianeselli invita i cittadini a contribuire attivamente, con idee e proposte, per tracciare le scelte del futuro sviluppo della città, dall’altra però, quando il tema è il bypass ferroviario di Trento le bocche devono rimanere ben cucite perché tutto è stato già deciso “Vuolsi così, colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare” alla faccia della democrazia diretta!
A seguire informazioni zero, discussioni sotto zero, proteste, cortei e fiaccolate dei vari comitati seguiti dalla Digos e da agenti in assetto antisommossa.
Il progetto, a detta di fior di tecnici, è raffazzonato e pieno di lacune ed errori madornali e inoltre l’Europa NON lo vuole perché lo giudica un attentato alla salute dei cittadini e un disastro ambientale! Nientemeno che il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, ha evidenziato che le criticità ambientali rappresentano dei limiti non facilmente superabili, i quali rendono il bypass ferroviario di Trento un’opera non finanziabile con i fondi del PNRR.
Si tratta di un’opera di grandi dimensioni, la più onerosa finora mai realizzata in Trentino che coinvolge l’intera città da nord a sud con la collina est di Trento. Gli ostacoli non sono di poco conto: a Nord il terreno sotto le ex fabbriche della Sloi e della Carbochimica è considerato da più di 40 anni uno dei luoghi più inquinati d’Europa, a sud est una galleria di 12 km dovrebbe attraversare la paleofrana della Marzola, che registra un movimento franoso di ca 5 mm/anno ed è ricco di preziose sorgenti di piccole e medie dimensioni che verrebbero irrimediabilmente danneggiate; tra cui la sorgente di Acquaviva la cui perdita comporterebbe la carenza di acqua potabile su tutta la Vallagarina.
Se le amministrazioni locali fossero dalla parte della cittadinanza, dopo anni di forti proteste di vari comitati che hanno dimostrato e tuttora dimostrano la devastazione ambientale ed il rischio per la salute dei cittadini, avrebbero fatto, coraggiosamente, un passo indietro bloccando l’intera opera.
La prima responsabilità di un Sindaco è quello di salvaguardare il territorio, l’ambiente e la salute pubblica, quindi, signor Sindaco Ianeselli, abbia il coraggio di ergersi a difesa della città, e non si ostini a sostenere un business che si basa su valutazioni sbagliate e che favorisce pochi a danno di tutti.
Questa ferrovia a doppia canna larga 60 MT e lunga 12km in una valle larga non piú di 1,5km, dunque con spazi ristretti, metterà a dura prova anche la quotidianità delle persone, che saranno costrette a convivere per lunghi anni a contatto di polveri, rumori e vibrazioni.
Spaventosi eventi come quelli del Vajont, non accadono per castigo divino, ma perché il business viene prima di tutto e gli amministratori non tengono invece conto, anche attraverso un sano confronto con la cittadinanza, di quali sono le effettive necessità delle persone, che preferirebbero a grandi opere siffatte, investimenti nella sanità, nella scuola, per le famiglie e per la salvaguardia del già fragile equilibrio idrogeologico del nostro territorio.
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