Le conclusioni della sentenza con cui il Consiglio provinciale di Trento è stato condannato a risarcire un dipendente scelto per svolgere le mansioni di segretario particolare del presidente Kaswalder sono di enorme gravità. Nelle motivazioni della sentenza si parla infatti di un recesso dal contratto di lavoro dettato soltanto da un motivo illecito, ovvero Kaswalder avrebbe licenziato il dipendente solo perché questi aveva osato presenziare da osservatore esterno al congresso di un partito dal quale Kaswalder era stato precedentemente espulso.
È evidente a tutti come il danno d’immagine ed economico procurati al Consiglio provinciale in conseguenza di questa condanna, ancorché in primo grado, impongano le dimissioni del presidente Kaswalder e che con lui decada l’intero ufficio di presidenza che ha dato il via libera al pagamento delle spese legali a carico delle istituzioni, sperperando così altro denaro pubblico per difendere un licenziamento rispetto al quale il giudice ha accertato la nullità per motivo illecito determinante.
A seguito della condanna riportata per le azioni di Kaswalder, il Consiglio provinciale di Trento è stato condannato a risarcire Walter Pruner, il dipendente a suo tempo personalmente scelto dallo stesso Kaswalder, con tutte le retribuzioni arretrate dal maggio 2019 e fino alla durata in carica dell’attuale presidenza.
Un danno economico quantificabile in decine di migliaia di euro, del quale dovrebbero farsi carico i cittadini. Anche per questo motivo è urgente che il presidente Kaswalder rassegni quanto prima le sue dimissioni, in tal modo sgravando le casse pubbliche da un costo del tutto immotivato. Sarebbe infatti inaccettabile che denaro pubblico fosse utilizzato per pagare il danno causato dal grave comportamento messo in atto dal presidente del Consiglio. A tal proposito sarà anzi opportuno quantificare l’ammontare delle cifre già imputate alle casse pubbliche per questa vicenda, in modo da poterne definire l’entità e le relative responsabilità che non riguardano solo gli aspetti economici e finanziari ma anche il nocumento recato al prestigio dell’istituzione consiliare, peraltro già messo a repentaglio dall’arbitrarietà dimostrata a più riprese nella conduzione dei lavori assembleari.
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