Questo l’ articolo del nostro attivista Giovanni Clementel riguardante lo sviluppo del Bondone inviato ai giornali ma non pubblicato.
Lo sviluppo del Bondone assicurato da nuovi impianti. Noi diciamo no.
La recente dichiarazione del consigliere della Lega Mirko Bisesti (L’Adige del 12 febbraio scorso) non lascia spazio a dubbi: per il futuro del Bondone è tempo di agire. Secondo Bisesti, lo sviluppo della montagna deve garantire lavoro, benessere e opportunità per chi vive e opera in quell’area. Un obiettivo che il consigliere considera talmente prioritario da definire qualsiasi posizione contraria come un “approccio tremendamente conservatore, provinciale e miope”.
Il riferimento è chiaro: le sue parole si rivolgono direttamente ai partecipanti alla marcia del 9 febbraio scorso, in cui oltre 200 persone – tra rappresentanti politici, associazioni e semplici cittadini – rispondendo all’appello per una mobilitazione diffusa in montagna che attraversi l’intero arco alpino e la dorsale appenninica, hanno sfidato il maltempo per promuovere una visione diversa dell’uso delle cosiddette “terre alte”. Una visione che punta a valorizzare il territorio con una prospettiva più sostenibile, in contrasto con l’idea di progresso basata esclusivamente su nuove infrastrutture.
Per moltissimi la montagna infatti non è un parco giochi da sfruttare fino all’ultimo respiro. È un ecosistema fragile, la principale riserva d’acqua, un patrimonio di biodiversità e cultura insostituibile. Le scelte che si fanno oggi sulle terre alte – ogni nuovo impianto, ogni colata di cemento, ogni bacino artificiale – peseranno per centinaia di anni sul futuro dei territori e delle comunità interessate. Il suolo che si cementifica oggi resterà ferito per secoli. Eppure si continuano a costruire nuovi impianti di risalita, a scavare bacini per l’innevamento artificiale, a devastare versanti per inutili collegamenti tra comprensori. Il tutto per offrire una moderna offerta turistica che, per citare Bisesti, “…rispetti l’ambiente ma nello stesso tempo porti economia lavoro e benessere…” .
Il consigliere sembra non riuscire proprio a concepire un futuro per il Bondone (e per la montagna in generale) che non passi attraverso grandi opere finanziate con risorse pubbliche. Investimenti che, se da un lato si dice incentivino il turismo (forse), dall’altro sollevano interrogativi su una gestione responsabile delle risorse, soprattutto in un periodo in cui la collettività ha esigenze pressanti in settori come sanità, istruzione e servizi sociali. Ammontano a 5/6 milioni i costi previsti per la creazione di un bacino artificiale (il 29esimo in provincia, pensato peraltro in zona protetta) e altri più di 80 milioni per la funivia di collegamento, oltre a 3 milioni all’anno per le spese di gestione dell’impianto. Un progetto quest’ultimo in discussione da oltre un secolo e secondo l’articolo di stampa del Corriere del Trentino del 2 ottobre 2024, dai costi insostenibili pensato per oltre 900 mila passaggi l’anno. Una follia che graverà sulle spalle dei contribuenti per gli anni a venire.
Il dibattito sul futuro del Bondone, dunque, si fa sempre più acceso. Da una parte chi vede nelle infrastrutture la chiave per rilanciare l’economia locale; dall’altra chi chiede un approccio più attento all’ambiente e al benessere della comunità, senza sacrificare l’equilibrio del territorio per uno sviluppo esclusivamente orientato al profitto. La vera sfida sarà trovare un punto di incontro tra queste visioni opposte, evitando di etichettare il confronto come una semplice contrapposizione tra progresso e conservazione.
Giovanni Clementel
Gruppo territoriale di Trento del Movimento 5 stelle.
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