Riformare il regolamento del Consiglio provinciale si può anzi si deve. Si tratta infatti di un documento in buona parte anacronistico che ha un gran bisogno di essere messo al passo con i tempi ampliando gli spazi di democrazia interni. Per arrivarci è necessario un accordo maggioranza/opposizione e non è assolutamente possibile prendere in considerazione un’ipotesi simile se a fare da garante è un soggetto come l’attuale presidente del Consiglio provinciale Walter Kaswalder, la cui conduzione dei lavori d’Aula si è fin qui caratterizzata per l’assoluta subalternità rispetto agli interessi della maggioranza, mentre le decisioni sue e del suo Ufficio di presidenza hanno contribuito ad acuire profonda situazione di disagio e difficoltà operativa in cui versano le strutture del Consiglio provinciale stesso.
L’attuale presidente del Consiglio fino a ieri si vantava per aver “risparmiato” due milioni di euro dalla gestione del Consiglio, e certo la parola “risparmi” non è altro che incapacità di impiegare risorse, che tradotto in soldoni significa “tagliare” i costi per il funzionamento della Democrazia. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Nel ricco e autonomo Trentino non ci sono le risorse umane e neppure alcuna intenzione di riorganizzare la struttura del Consiglio per poter fornire un servizio di analisi sull’impatto normativo e finanziario determinato dalle proposte di legge depositate dalla Giunta. In sostanza l’organo legislativo si trova a dover svolgere il proprio lavoro senza che sia svolta un’istruttoria approfondita sui provvedimenti che arrivano in Aula, lasciando quindi campo libero all’esecutivo che ha a disposizione l’intero apparato provinciale.
Non solo. Kaswalder si lamenta del comportamento delle minoranze ma la gestione degli emendamenti è anacronistica e, sebbene chiamato in causa, lui non ha mai fatto niente per porvi rimedio. Nonostante le sollecitazioni pervenute fin dall’inizio della legislatura per modernizzare il sistema di presentazione, classificazione e trattazione degli emendamenti, il processo di modernizzazione è ancora ai blocchi di partenza. Il fatto che un subemendamento di 218 milioni di euro sia sfuggito alle maglie dei controlli dei consiglieri deriva anche dal fatto che un sistema obsoleto non consente di fare delle semplicissime ricerche fra la mole di emendamenti presentati.
Dopo 2 anni di richieste da parte del M5S ora tutti si appellano al cambio del regolamento perché consente di presentare emendamenti senza restare in Aula. Ebbene, quando lo scorso aprile si è messo mano al regolamento, tutte le proposte di modifica da noi presentate sono state bocciate senza alcuna motivazione ufficiale. Ci sono grosse lacune regolamentari ma ancora peggio sono le interpretazioni ottuse e autoritarie del regolamento, una disciplina della quale Kaswalder s’è dimostrato campione indiscusso, in questo ben sostenuto dal suo Ufficio di presidenza.
Per tutti questi motivi il M5S ritiene che volendo metter mano al regolamento non ci si possa limitare a modifiche destinate a contrarre ulteriormente lo spazio di manovra delle opposizioni ma si debba affrontare il problema della sua riforma complessiva e la precondizione per far ciò è l’azzeramento dell’attuale presidenza del consiglio provinciale, Ufficio di presidenza incluso, non da ultimo in ragione di quanto accaduto nella vicenda del licenziamento per motivo illecito di Walter Pruner.
|