In un suo recente contributo l’ex direttore dell’Istituto Storico Italo Germanico Paolo Pombeni si è dedicato a dissertare sul M5S e sui motivi che animerebbero le “aperture di credito” giunte al MoVimento da alcuni ambienti e personalità.
Pur ammettendo, bontà sua, che una forza col sostegno sociale del M5S non può essere ignorata, Pombeni si affretta ad ammonire eventuali “apprendisti stregoni” affinché non si avvicinino al Movimento. Per il politologo, chi sceglie il M5S lo fa per dare il colpo di grazia a quello che lui stesso definisce “il sistema post partitico ereditato dallo sfascio della prima Repubblica” nella speranza di poter poi “civilizzare dall’esterno” il MoVimento.
Non pago il professor Pombeni prosegue con la sua “analisi”. A sentir lui in Italia ci sarebbero “molti gruppi dirigenti” insofferenti all’attuale classe politica che vivrebbero come una “palla al piede” e per i quali il M5S rappresenterebbe lo strumento per cambiare le cose. L’esimio docente ritiene però che le ipotetiche entità da lui adombrate (ma non esplicitate, non si sa mai) sarebbero in errore, infatti a suo avviso il M5S al massimo sarebbe capace di “un po’ di demagogia”.
L’ultima parte del suo testo Pombeni la dedica ai cosiddetti “educatori”, coloro che, dice, “si offrono di accompagnare i Cinque Stelle sulla via del potere”. Per costoro il professore preconizza “la fine di tutti gli apprendisti stregoni”, ovvero un destino da “schiavi” di “spiriti” che non sapranno “dominare”.
Confesso che il primo istinto di fronte ad un simile scritto è stato di scrollare le spalle e lasciar perdere. La negatività sparsa a fiumi e il malanimo (con tanto di paragone col fascismo buttato lì e con vecchio artificio retorico subito rinnegato, della serie “lanciare il sasso e togliere la mano… a favore di chi parla?”) che sembrano alimentare la penna del professore non lasciano infatti molto spazio alla discussione. A mente fredda ritengo tuttavia sbagliato lasciar passare quanto scritto da Pombeni senza una risposta, se non a uso suo, almeno dei lettori.
Dire che molte persone votano il M5S per liberarsi una volta per tutte del sistema di potere incestuoso e consociativo che domina l’Italia da oltre un ventennio è senz’altro corretto. Il M5S esiste come reazione a questo sistema e per questo può ben essere definito “forza anti-sistema”. È la scoperta dell’acqua calda e forse una mente acuta potrebbe rendere una volta di più servizio alla collettività indagando sul perché tante persone vogliano abbattere questo sistema. Avanzando un’ipotesi temeraria mi spingo a suggerire che pur non essendo cattedratici costoro possano essere animati dalla consapevolezza che il sistema in questione non funziona e produce danno permettendo invece a pochi fortunati e ben introdotti di godere di privilegi a loro discapito.
Forse per il professore una simile nozione apparirà demagogica, ma gli assicuro che in giro per il Paese di gente da essa persuasa ce n’è davvero parecchia. Antipolitica? Populismo? Follia? Chissà. A me pare che di ragioni per pensarla in questo modo ce ne siano parecchie, a partire dai dati che quotidianamente ci parlano del declino del Paese, numeri troppo spesso sottaciuti o “contestualizzati” a favore di chi tiene le leve del potere. Naturale scelta “pro sistema”, certo, schierarsi dalla parte di chi detiene le chiavi del dorato mondo del privilegio, l’accesso al quale è la prospettiva ultima dei cortigiani di ogni epoca e periodo storico. Ciò che può servire a costoro però non è certo quello che serve all’Italia di oggi.
Dunque, è vero che il M5S si propone di abbattere un sistema corrotto ma ciò che si ignora è il come si propone di farlo, ovvero ridando voce in capitolo ai cittadini su ciò che gli appartiene. Individuando i migliori spazi possibili per permettere la partecipazione dal basso e ridurre il più possibile gli spazi di delega delle scelte ad una classe politica che ha dimostrato e continua ogni giorno a dimostrare di non meritare alcuna fiducia. Ecco: il M5S è una forza antisistema non violenta che si propone di agire dal basso. Non è perfetto, non ha la pretesa di esserlo ma vuole rappresentare un’alternativa ad un sistema che ha condotto l’Italia nelle condizioni in cui si ritrova oggi.
Per tutte queste ragioni mi sento di rassicurare il professor Pombeni nelle sue paure. Stia tranquillo, quei gruppi dirigenti che lui immagina pronti a salire sul carro del M5S stanno benissimo con gli attuali partiti, che in buona parte ormai dirigono. Ad esempio si provi a pensare cosa avrebbe fatto lo Stato tedesco se Volkswagen gli avesse proposto una cosa simile da quella fatta dalla FCA di Marchionne e degli Elkann in Italia. Trasferirsi a pagare le tasse in Olanda e farsi quotare a Londra. Credo sia chiaro a tutti che la Germania avrebbe avuto l’autorevolezza e la forza per far desistere l’azienda da simili propositi. Il fatto che i politici italiani, pur avendo letteralmente ricoperto negli anni l'”azienda transfuga” di aiuti di Stato, non abbiano avuto niente da dire, anzi si siano complimentati per il “successo dell’operazione” la dice lunga su quanto e come certi poteri vivano oggi nel “migliore dei mondi possibili” qui da noi, che senso avrebbe dunque per loro schierarsi dalla parte di chi certe dinamiche le vuole proprio abbattere?
Con ciò non voglio dire che il M5S chiuda le porte del dialogo, ci mancherebbe. Ma per noi i presupposti di questa discussione, se eventualmente dovesse mai esserci, sono che il sistema deve cambiare radicalmente e i privilegi vanno abbattuti. In onestà, penso che ben difficilmente chi trae tutti i vantaggi dall’attuale situazione la vorrà mettere in discussione.
La critica al Movimento va benissimo, anzi quando è onesta va incoraggiata ed ascoltata. Del resto solo dalle critiche si possono trarre gli stimoli per migliorare. Quello che non va bene però è che queste critiche siano faziose e a senso unico. Il M5S non va bene? Ci dicano chi rappresenta un’alternativa credibile. Renzi? Berlusconi? Salvini? Se le risposte fossero queste mi limito a far notare che ciascuna di costoro negli ultimi anni ha compartecipato a prendere le decisioni che hanno prodotto l’attuale situazione. È un’evidenza. Hanno governato il Paese, hanno avuto la chance di cambiare le cose. Non lo hanno fatto, anzi le hanno peggiorate. Poi, per carità! Sono espertissimi. Si attorniano delle “migliori menti”. Alla fine però sono sempre gli stessi, che portano le idee di sempre a vantaggio delle consorterie di sempre. Il sistema non lo possono migliorare, perché banalmente ci stanno troppo bene, ne traggono troppi vantaggi e questi derivano dalla loro stessa mala gestione della cosa pubblica, pervertita ed indirizzata affinché tolga risorse alla collettività e le sifoni verso di loro e i loro amici. A riprova si prendano le “proposte” avanzate da Renzi in questi giorni e le si confronti con quelle del Berlusconi di una decina di anni fa. Si vedrà che sono la stessa, identica cosa ed è stupefacente che ci sia gente che non solo fa finta di non accorgersene ma che persino è disponibile a chiamare veri e propri plagi vecchi di almeno 10 anni “il nuovo che avanza“.
Cons. prov. Filippo Degasperi
Gruppo consiliare MoVimento 5 Stelle