La storia lunga un secolo di una funivia che non s’ha da fare…

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La storia che vogliamo raccontarvi viene da lontano…

Ce la racconta  Antonio Pranzelores,  insigne studioso e autore di molte pubblicazioni, fra le quali questa “Guida di Trento colla Funivia di Sardagna – Monte Corno”. Già il titolo, infatti, ci porta in medias res, dunque a parlare di un tema molto dibattuto ai nostri giorni….

E’ una guida di Trento, riccamente illustrata, e con un’attenzione particolare alla sua montagna, il Bondone, e a quell’ardita, avveniristica funivia di Sardagna-Monte Corno. ll secondo tronco Sardagna Monte Corno è stato ideato e progettato la bellezza di  97 anni fa,  non è mai stato realizzato, ma recentemente è tornato alla ribalta, in particolare con la delega per lo sviluppo e la promozione turistica del Monte Bondone al Dott. Dario Maestranzi. 

Al capitolo terzo scopriamo che la funivia Trento-Sardagna “ebbe la sua attuazione per merito iniziale d’un Comitato promotore di cui erano l’anima i Signori Giovanni Graffer e Cav. Giuseppe Pedrotti di Trento.” La Società ebbe la sua costituzione legale nel novembre del 1922.

Il 4 agosto 1925 l’esercizio fu aperto al pubblico “…e il movimento in quella prima giornata d’apertura è stato già molto vivace….” 

La cosa più evidente è che l’impegno e la determinazione di 38 soci, privati imprenditori, con un capitale di partenza di 153.000 lire (all’incirca 120.000 Euro attuali), ha permesso che un sogno venisse realizzato (non sappiamo se ci fu e a quanto ammontò l’intervento finanziario del Comune di Trento).
In questo viaggio a ritroso nel tempo torniamo alle parole di Antonio Pranzelores, quando scrive del tronco Sardagna-Monte Corno, mai realizzato, se non in una bella cartolina a colori, peraltro abbastanza approssimativa. Il progetto prevedeva una lunghezza di 2500 m. con due soli sostegni intermedi ed arrivo in località Corno, nei pressi di Vaneze. “Il luogo per la seconda stazione non poteva essere meglio scelto: dalle vicinanze vista superba su Trento e su tutto il grandioso anfiteatro dei monti, magnifico il Gruppo di Brenta colla Tosa (m. 3176) simboleggiante la Regina Margherita.”
Così scriveva Pranzelores, nel 1927… 

E siamo ai giorni nostri quando  nessun gruppo di imprenditori crede in questo progetto e  si impegna  per mettere le basi – progettuali, organizzative, finanziarie – di una Società Funivia Trento Bondone. Nessuno fiuta l’affare ed è disposto a metterci un euro per questo folle progetto, che, se realizzato, sfilerà dalle nostre  tasche la bellezza di 88 milioni di euro  per la costruzione e un debito di 3 milioni all’anno per la gestione (tutti a carico dell’ente pubblico, Provincia e Trentino Trasporti, magari in partnership con Trentino Sviluppo in prima linea). Ci saranno anche costi esorbitanti per la costruzione del mega parcheggio  multipiano in destra Adige di 42 milioni di euro.

I motivi di questo diniego del privato sono presto elencati.

La funivia non è inserita all’interno di un piano generale per la riqualificazione del Monte Bondone, quindi si tratta di una zona che rischia di non essere attrattiva,  servirebbe contestualmente un piano complessivo di sviluppo del Monte Bondone,  che non c’è. 

In  Bondone, infatti, non c’è un paese vero e proprio, un centro abitato che funga da aggregazione per i turisti, tutto è disarticolato ed anonimo sia in inverno che in estate: non si è costruita un’offerta vincente. E’ lo stesso Comune che non vuole investire e rendere fruibile la montagna dei Trentini : infatti ha perfino impedito  l’utilizzo dei famosi “fogolari” delle Viote, meta di tanti gitanti delle domeniche estive che si dilettavano con banchetti familiari a base di  polenta e braciolate. 

Per quanto riguarda la stagione invernale, la penuria di neve costituirà un limite al turismo, anche per la mancanza d’acqua necessaria per l’innevamento artificiale, assieme alla sempre più ridotta capacità di spesa dei futuri clienti.

L’ambiente del Bondone nel suo complesso  è poco stimolante, più vicino al dormitorio che non ad una destinazione turistica vivace e attrattiva. E’ il prodotto che fa la località  e non certo una funivia, pur bella e veloce che sia. Inoltre non siamo certi che la funivia toglierà il traffico dalla montagna: il percorso andata e ritorno Trento- Vason ha inevitabilemente un costo, che per una famiglia di 4 persone, sarà sicuramente più alto della benzina per arrivarci in auto; in più le casette, quasi tutte seconde abitazioni, sono dislocate in varie zone e ci sarà da camminare non poco per arrivarci, magari con borsoni e vettovaglie..

Se poi si pensa alle esigenze di un turista medio, ci chiediamo: perchè dovrebbe pernottare in un paese che non c’è e che alla sera diventa dormitorio? Grazie alla funivia tanti turisti soggiornerebbero sicuramente in un albergo a Trento, partirebbero per il Bondone al mattino e  tornerebbero  a Trento nel pomeriggio perchè in città trovano socialità, shopping, maggior scelta per la ristorazione, negozi, cinema, teatro… Tutte cose che il turista chiede ed apprezza e che il Bondone non ha e non sarà in grado di offrire per lungo tempo proprio perché non è un paese ma solo un’espressione geografica. Per assurdo andrebbe a finire che i maggiori benefici la funivia li porterebbe agli alberghi di Trento e non a quelli del Bondone.

Non è che tutto il Trentino è e debba essere turistico a ogni costo. Ci sono aree nelle quali il turismo ha ragione di esserci e di crescere, ci sono zone dove il turismo, per una serie di ragioni strutturali ed ambientali, non può radicarsi più di tanto. Anche in passato abbiamo avuto in Trentino zone tenute in piedi più dagli interventi pubblici che non dalla redditività delle presenze. 

Non possiamo, per concludere questa analisi, non menzionare l’impatto ambientale: la costruzione della funivia con i piloni di cemento altera l’ecosistema montano deturpando nel contempo la bellezza dell’ambiente e costituisce una minaccia per la biodiversità.

Quindi sarebbe più realistico chiedersi come si potrebbe valorizzare la montagna di Trento senza ricorrere a progetti megagalattici e dai costi che non giustificherebbero i benefici sperati. 

A cura del comitato di redazione


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