Modifiche alle normative referendum provinciali: La maggioranza boccia le proposte senza nemmeno degnarsi di fornire una giustificazione.


In Consiglio provinciale a Trento domina una logica chiara: quella della clava. Oggi la maggioranza provinciale ha manifestato in pieno le proprie tendenze autoritarie. Hanno la maggioranza dei voti, quindi comandano loro e le proposte altrui le bocciano senza nemmeno degnarsi di fornire una giustificazione, del resto nella loro concezione primordiale, chi ha la clava più grossa comanda. È un modo di vedere le cose che certo può vantare una lunga tradizione… peccato non centri nulla con la democrazia.

La maggioranza ha cominciato a bastonare stamattina: avevo proposto 2 ordini del giorno. Uno per chiedere alla Giunta di sollecitare il Governo a ratificare il protocollo addizionale della Carta Europea dell’Autonomia Locale sul diritto di partecipare alle questioni di interesse comune. Atti che miravano a un rafforzamento del diritto dei cittadini a partecipare alla gestione degli affari collettivi. Il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento, che dovrebbe essere il baluardo per la difesa dell’autonomia locale e degli istituti di partecipazione per realizzarla pienamente, ha bocciato senza nemmeno fornire motivazioni al rigetto della proposta.

Stesso destino anche per il secondo ordine del giorno. Qui il contenuto in effetti era da far tremare i polsi. Introdurre un libricino pedagogico per gli alunni delle elementari e delle medie per illustrare gli istituti di partecipazione popolare tradizionali, uniti alle nuove forme più avanzate di partecipazione, coinvolgendo nella sua stesura consiglio delle autonomie locali, forum per la pace, difensore civico e l’unità di missione strategica della Giunta che si occupa di enti locali. In pratica una proposta per potenziare l’educazione civica, concetti che, me ne rendo conto solo ora, non potevano certo riscontrare il benestare di chi governa a questa maniera.

Nella votazione degli articoli le cose sono andate pure peggio. Bocciato un emendamento all’articolo 1 che prevedeva l’introduzione del quorum di approvazione al 20%. Bocciato l’articolo 1 per l’abbassamento del quorum di partecipazione al 20%. Bocciato l’articolo 3, con finalità tecniche e propedeutiche agli articoli 5 e 6, poi approvati. In questo modo l’abbassamento del quorum servirà a poco, perché sappiamo tutti benissimo che raggiungere una soglia di partecipazione del 40% è comunque molto difficile. Bocciati anche gli emendamenti, ovviamente senza fornire motivazione, per rimuovere alcuni ostacoli sui bizantinismi in ordine alla raccolta delle firme e per introdurre un opuscolo informativo di taglio istituzionale (come già avviene a Bolzano, per i comuni della regione del TAA e per il resto del mondo) in occasione delle consultazioni referendarie

Sono ovviamente amareggiato per l’esito che si è concretizzato oggi in Aula. Seguivo questa proposta di legge dal 2012 e oggi l’ho vista approvare monca di parti fondamentali. Appare sempre più evidente come esista un problema di funzionamento del sistema, con la democrazia ridotta a vuoto simulacro a causa della concentrazione del potere nelle mani di pochi decisori che al buon governo preferiscono l’esercizio del comando d’autorità. Mancano i pesi e i contrappesi per limitare la preponderanza assoluta dell’esecutivo. Non c’è bilanciamento fra il potere assegnato ai rappresentanti politici e il controllo possibile da parte dei rappresentati, cioè i cittadini.

La stato di salute della democrazia è pessimo. Quanto accaduto oggi ne è solo la conferma. La speranza era di allargare lo spazio per la partecipazione civica. Questo è rimasto invariato poiché sono stati apportati solo dei piccoli ritocchi per manutentare alcuni degli aspetti più illogici e le disfunzioni più macroscopiche della legge attuali. Il diritto a promuovere referendum sancito dallo Statuto di autonomia rimane inesigibile.


Alex Marini
Portavoce
Consigliere del MoVimento 5 Stelle in Provincia di Trento
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