In questi giorni il Comitato Regionale per le Comunicazioni (CORECOM) di Trento è stato ripreso dall’ Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) per non aver dato luogo agli accertamenti dovuti sull’oscuramento delle comunicazioni del Consiglio provinciale in regime di par condicio mentre la giunta provinciale ha potuto continuare a comunicare imperterrita. Staremo a vedere se Agcom si limiterà alla tirata di orecchie o seguiranno provvedimenti più severi, in tanto procederà da sola a fare le verifiche scavalcando Corecom.
Il tutto nasce da una mia segnalazione con cui chiedevo se Presidenza del Consiglio provinciale e Giunta provinciale avessero rispettato la norma sulla par condicio il giugno scorso.
La vicenda è complessa ma vale la pena di provare a riassumerla. Tutto ha inizio con una segnalazione inoltrata il 6 giugno in copia ad Agcom e al Corecom di Trento in cui illustravo una presunta violazione da parte della Giunta provinciale e della Presidenza del Consiglio del divieto di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni. Se infatti da un lato in ragione delle elezioni comunali e di quelle europee veniva messo il bavaglio al Consiglio provinciale vietando la trasmissione in streaming e la consultazione online delle sedute consiliari svolte dal mese di marzo a inizio giugno (12-13-14 marzo, 9-10 aprile, 28-29 maggio e 5 giugno), dall’altro la maggioranza politica gestiva i canali informativi istituzionali per comunicazioni che avrebbero potuto tranquillamente essere diramate dopo la conclusione della campagna elettorale che era stata prolungata per via dei ballottaggi di Levico Terme e di Borgo Valsugana.
La mia segnalazione era rivolta alle comunicazioni istituzionali del Consiglio provinciale “Sgarbi elogia Prevedel e visita Palazzo Trentini” del 3 giugno 2019 e della Giunta provinciale “Il presidente Fugatti e l’assessore Failoni all’assemblea dell’Associazione Albergatori ed Imprese Turistiche – Meno burocrazia e più infrastrutture per il turismo trentino” (c.s. 1363) del 4 giugno 2019 e “Soddisfazione del presidente Fugatti: “Risposte certe ai bisogni dei cittadini” – Semplificazione burocratica e sviluppo: approvato il disegno di Legge della Giunta” (c.s. 1378) del 6 giugno 2019.
Le sedute oscurate del Consiglio per l’intero periodo dal 12 marzo al 9 giugno trattarono temi come la relazione del Difensore civico, mozioni di vario tipo, disegni di legge in materia di caccia, semplificazione e competitività, nonché le comunicazioni della Giunta sui tagli degli stanziamenti alla sanità e sul caso delle frasi denigratorie da parte di un dipendente provinciale di nomina politica che portarono alle sue dimissioni. Tra i fatti più eclatanti che i cittadini non ebbero modo di vedere direttamente con i loro occhi ma solo tramite il filtro dei media locali anche l’episodio dell’abbandono dell’aula da parte delle minoranze in occasione dell’approvazione d’autorità del disegno di legge su semplificazione e appalti che fu approvato alla presenza dei soli consiglieri di maggioranza.
In assenza di risposte da parte delle autorità di garanzia inviavo un paio di solleciti (21 luglio e 6 settembre). Agcom in entrambi i casi invitava Corecom a procedere con gli accertamenti (vedi nota Agcom del 12 settembre) ma quest’ultimo non pareva darsene per inteso. L’immobilismo del Corecom veniva peraltro appurato dagli elementi conoscitivi della risposta fornita in aula dall’assessore Gottardi al question time (861/XVI) presentato il 3 ottobre e discusso l’8 ottobre, dove si attestava che la Giunta provinciale aveva in realtà trasmesso al Corecom di Trento le proprie controdeduzioni rispetto alla segnalazione sulle presunte violazioni della par condicio ma che queste erano rimaste in un cassetto.
Non è finita qui. Dopo aver attestato la totale assenza di iniziative intraprese dal Corecom, il 10 ottobre rivolgevo al Presidente del Consiglio Walter Kaswalder un’interrogazione (885/XVI) per chiedere le motivazioni dei ritardi e dell’inerzia dell’organo incardinato presso il Consiglio provinciale stesso. Mi premuravo inoltre di informare il Corecom di tutte le iniziative consiliare affinché fosse messo a parte di tutti gli sviluppi e delle anomalie procedurali riscontrate, anche al fine di individuare eventuali omissioni collegate ai compiti istituzionali al Corecom dalle leggi in vigore.
Dopo quasi un mese dal deposito dell’interrogazione dalla Presidenza del Consiglio non è pervenuta ancora nessuna risposta. Ieri è arrivata però una comunicazione dal tono perentorio da parte di Agcom (nota 7 nov 2019) con cui si evidenzia il comportamento non collaborativo del Corecom e la volontà di procedere autonomamente alla chiusura del fascicolo.
Le parole conclusive contenute nella nota di Agcom sono inequivocabili: “Posto che la richiesta di intervento originaria del 6 giugno u.s., in considerazione della effettuazione del ballottaggio al successivo 9 giugno, non avrebbe potuto avere esito procedimentale prima delle operazioni di voto, deve sottolinearsi comunque nel caso di specie la successiva inerzia del competente Comitato nonostante le richieste di esito istruttorio dell’Autorità. Pertanto, alla luce delle considerazioni sopra esposte, non avendo avuto finora alcun riscontro da parte di codesto Comitato in ordine allo svolgimento di accertamenti istruttori anche su specifica richiesta, si comunica che l’Autorità procederà direttamente, al fine di poter esercitare il suo potere decisionale ed adottare i provvedimenti di propria competenza.”
Credo che questo episodio la dica lunga sullo stato dell’informazione in Trentino. Se da una parte vige un regime di quasi monopolio della stampa, dall’altra l’informazione istituzionale è schiacciata sul potere esecutivo (vedi anche int 554/XVI e 871/XVI) sottoposto a controlli a dir poco carenti come peraltro conferma questa vicenda, dalla quale emerge con chiarezza l’atteggiamento reale assunto da chi dovrebbe assicurare il rispetto delle regole e il corretto svolgimento delle procedure di controllo.
Ora non resta che attendere il provvedimento definitivo di Agcom per capire se le comunicazioni istituzionali di Giunta e Consiglio siano state diramate a norma di legge e se l’oscuramento delle sedute del Consiglio provinciale sia un provvedimento legittimo oppure una forzatura eccessiva che molti altri Consigli regionali ritengono non effettuare.
A me pare ovvio che in periodo di elezioni la maggioranza non possa confezionare comunicati in forma personalizzata ed autoreferenziale per magnificare il proprio operato mentre il Consiglio, organo che rappresenta tutte le forze politiche, debba invece svolgere i propri lavori sotto oscuramento senza che i cittadini possano esercitare il diritto di essere informati e quindi il potere di controllo diffuso sull’attività del legislatore.
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