di Renata Righi
Il 24 febbraio 2024, a cura dell’ Associazione Pace per Gerusalemme e del collettivo Bristol nell’aula magna stracolma della scuola media di Lavis ha avuto luogo un incontro con una persona speciale: Raffaele Oriani, un giornalista dalla schiena dritta.
Dopo 12 anni di servizio come giornalista presso il giornale La Repubblica, ha deciso di interrompere questa collaborazione, con queste parole: “Quanto è accaduto il 7 ottobre è la vergogna di Hamas, quanto avviene dall’8 ottobre è la vergogna di tutti noi. Questo massacro ha una scorta mediatica che lo rende possibile, questa scorta siamo noi. Non avendo alcuna possibilità di cambiare le cose, con colpevole ritardo, mi chiamo fuori.”
Parole coraggiose di un uomo coraggioso che non si gira dall’altra parte di fronte alle notizie che sono sotto gli occhi di tutti. In questi 90 giorni 270 bambini muoiono quando va bene ogni tre giorni, quando va male ogni due giorni. Sono più di 30.000 i morti di questo massacro e la stampa reagisce con reticenza, oscurando i dati, con accondiscendenza, chiamandola “guerra”. Guai a parlare di genocidio: si rischiano manganellate per strada, precisazioni da parte del dirigente Rai, ammonimenti ai cantanti al Festival di Sanremo perché non devono parlare di politica.
Facciamo un passo indietro: l’ONU nel 2005 ha proclamato il 27 gennaio Giornata Internazionale in memoria delle vittime delll’Olocausto e ci si chiede angosciati ogni 27 gennaio, nelle scuole, nelle commemorazioni ufficiali, nelle nostre famiglie, parlando con i nostri figli e nipoti di come sia stato possibile questo sterminio, spiegando loro che dobbiamo “ricordare” per non “ripetere” gli stessi errori. Dove erano i nostri nonni quando deportavano gli Ebrei ad Auschwitz e nelle altre fabbriche della morte. Sapevano? Non sapevano? Quante volte l’ho chiesto alla mia nonna… E perché non hanno fatto nulla per impedire questa pagina orribile della nostra Storia?
Ma ora noi sappiamo perfettamente cosa succede a Gaza. E oggi, quando riempiamo di attenzioni i nostri bambini,li copriamo di baci e di carezze, non pensiamo ai 12.000 bambini palestinesi, che muoiono straziati sotto le macerie delle loro case, col loro sorriso sdentato, proprio come i nostri, con la stessa fossetta sulla guancia, che stringono forte i loro giochi e i loro sogni, gli stessi dei nostri adorati bambini “nelle nostre tiepide case”come diceva Primo Levi in “Se questo è un uomo”. .
Ma di cosa parlano i giornali? Di Fedez e Chiara Ferragni in crisi di coppia, delle sfilate di alta moda, e di tante altre banalità. Ma noi cosa facciamo per dire BASTA a questa strage dei nostri giorni? Per creare una scala di valori dove la vita, la nostra ma anche quella degli altri, sia sempre al primo posto, la priorità assoluta? Cosa facciamo noi capi di governo, noi ministri, noi amministratori, noi giornalisti, noi insegnanti, noi impiegati, noi operai, noi dell’Unicef, di Save the Children, di SOS bambini, di Cesvi, noi uomini e donne in questi giorni terribili? Cosa diremo quando ci chiederanno cosa abbiamo fatto per fermare questa carneficina?
Raffaele Oriani ha fatto ciò che è giusto e non ciò che conviene, si è rifiutato di fare la scorta mediatica di questo massacro. Lui ha fatto la sua parte! Ora tocca a noi fare la nostra! Oggi non domani!