Nei prossimi giorni il Consiglio provinciale su proposta dell’assessore Mario Tonina approverà la cosiddetta “riforma della Valutazione d’Impatto Ambientale” (Via).
L’esigenza enunciata in teoria è ampiamente condivisibile: rendere più snelli i processi burocratici che riguardano progettazioni ed edificazioni all’interno delle aree protette. In pratica però esiste il rischio concreto che dietro al termine “semplificazioni” si nasconda la volontà di far passare qualsiasi cosa, a prescindere da ogni considerazione ambientale, urbanistica e paesaggistica.
Se dunque l’idea di rendere meno complessa la procedura di autorizzazione degli interventi in area protetta può avere senso, al tempo stesso bisogna evitare che essa si trasformi in un “cavallo di Troia” utilizzato per scardinare ogni residua tutela ambientale.
È proprio in quest’ottica che ho presentato 2 Ordini del Giorno che saranno discussi subito dopo la trattazione generale del Disegno di Legge sulla Via. Si tratta di dare piena attuazione ai principi della Convenzione di Aarhus, un documento firmato dall’Unione Europea e dai suoi Stati membri che si propone di attribuire al pubblico, composto sia da individui che da associazioni, il diritto di accedere alle informazioni e di partecipare nelle decisioni in materia ambientale, oltre che a garantire loro il diritto di ricorso se questi diritti non vengono rispettati.
Il punto è questo: dobbiamo bilanciare la riduzione dei controlli garantendo ai cittadini il rispetto dell’interesse generale in fatto di tutela ambientale incentivando la loro partecipazione alle decisioni che li riguardano. Il Ddl che discuteremo però non fa alcuna apertura in questo senso. Per questo il mio primo Ordine del Giorno chiede che sia stilato un rapporto provinciale in merito all’applicazione della Convenzione di Aarhus riguardo all’accesso del pubblico alle informazioni, alla partecipazione dei cittadini nei processi decisionali e al loro accesso alla giustizia in materia ambientale, sottolineando anche le criticità implicite alla realizzazione di questi processi, ovviamente nell’ottica della loro rimozione.
Il secondo Ordine del Giorno segue la stessa logica ma riguarda il tema specifico dei ricorsi riferiti alla Giustizia Ambientale. Come è stato sottolineato anche in sede Onu, il costo delle pratiche e dei ricorsi giudiziari in materia ambientale può essere assai elevato e questo rende difficile, se non impossibile, ai cittadini comuni e alle loro associazioni opporsi a decisioni magari evidentemente dannose ma sostenute da entità dotate di preponderante forza economica e politica. Per questo chiedo che la Giunta, in coerenza con gli obblighi sanciti dalla Convenzione di Aarhus, istituisca un fondo per il sostegno alla giustizia ambientale, garantendo a cittadini ed associazioni il diritto di opporsi alle storture più evidenti senza essere costretti a ridursi sul lastrico.
odg_fondo per ricorsi salvaguardia ambiente
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