Sciopero dei lavoratori di AMR


Il 30 maggio 2017, presso la Filarmonica 44 bambini avrebbero dovuto fare un saggio preparato da mesi. Si sono trovati, con i loro genitori, un cartello che avvertiva di uno sciopero. Qualche momento di sconforto, pubblicato sui social cittadini, e i genitori hanno trovato una soluzione spostando la sede della manifestazione.
Occorre sottolineare che le dichiarazioni da me lette non avevano nessun tono accusatorio nei confronti dei lavoratori di AMR che non si sono presentati sul lavoro, ma anzi molti hanno sottolineato come uno sciopero sia efficace solo se crea negli utenti una consapevolezza dell’importanza della necessità della manifestazione di protesta.
Quello che stupisce è la risposta dell’amministrazione comunale a tale protesta. Amministrazione che è a tutti gli effetti la causa di tali agitazioni.
Stupisce anche la risposta di AMR, apparsa sulla stampa, che dichiarava la propria “sorpresa” nell’aver appreso dello sciopero “solo alle 14 del 30 maggio 2017”.
Stupisce in quanto l’agitazione, indetta dalla CGIL-CILS-UIL a livello nazionale, era nota da tempo e comunicata agli organi competenti secondo la legislazione vigente, così almeno mi è stato indicato da alcuni sindacalisti.
La domanda è quindi: come mai gli uffici dell’AMR non hanno comunicato agli organizzatori della manifestazione la possibilità che la Filarmonica potesse risultare chiusa per sciopero? Come mai non si è proposto loro di scegliere un’altra data?
Ma soprattutto, come si è arrivati ad uno scontro tra dipendenti dell’AMR e l’amministrazione?
I dipendenti il 30 maggio, e il giorno dopo, erano davanti agli uffici dell’assessore Bortot per ottenere l’incontro chiarificatore promesso, a loro dire, dal Sindaco e dal Presidente di AMR.
Il 31 maggio, sono stato contattato per parlare con i lavoratori e mi sono recato presso l’assessorato allo Sport, arrivando alle 17.55, pochi minuti prima la chiusura degli uffici. L’assessore Bortot fuori sede, unico presente l’assessore Tomassoni che ha detto, riportando le parole del Sindaco, che l’incontro promesso entro il 31 si farà non appena possibile, in quanto mancano dei dati e che l’assessore Bortot si trovava fuori Rovereto. Dati e numeri che devono essere particolarmente difficili da reperire per l’assessore, in quanto, a dire dei lavoratori, sono settimane che vengono attesi.
Ma cosa ha provocato l’agitazione? Riportando le parole dei lavoratori, la preoccupazione è che questi rimangano senza lavoro. La causa sembra essere la destinazione della gestione di alcune palestre comunali che, dopo la sottrazione alla gestione AMR della palestra Baratieri, avrebbero dovuto sopperire alle ore mancanti per ottemperare ai contratti lavorativi.
Insomma, la decisione di privatizzare la palestra Baratieri ha portato all’incertezza per lo stipendio di lavoratori che guadagnano meno di 1000€ al mese e che sono da sempre dipendenti della nostra azienda speciale.
Le aziende possono avere problemi, possono essere anche investite da una profonda riorganizzazione, possono anche chiudere, ma quello che non può mancare, soprattutto in una azienda che ha nella parte politica della città il proprio unico socio, è la correttezza nei confronti di chi lavora. Anche solo come informazione. La paura di perdere il lavoro è spesso peggiore e più difficoltosa da superare che il licenziamento stesso.
Un politico, un amministratore, un assessore, ma soprattutto un Sindaco, dovrebbero averlo ben chiaro. Invece ho personalmente assistito a una “non risposta” dopo due giorni di presenza dei lavoratori davanti l’ufficio di chi dovrebbe decidere del loro futuro: l’assessore Bortot. Il quale è riuscito a far sapere di essere “fuori città”, alle 18 passate del 31 maggio. Due giorni dopo.
Il tutto mentre l’amministrazione, per mano dell’assessorato alle Politiche Sociali, utilizza sempre più sistemi di assunzione “parallela” creando timori palpabili di sottrazione di ore ai lavoratori di AMR, avendo negato la possibilità del Reddito di Cittadinanza comunale che non avrebbe intaccato il lavoro ma che avrebbe dato reale sostegno e possibilità di nuova occupazione a chi vive situazioni critiche personali, senza metterli in competizione con i lavoratori. La guerra tra lavoratori è la condizione più odiosa che un’amministrazione possa mettere in campo.
Paolo Vergnano
MoVimento 5 Stelle Rovereto