«Negli ultimi anni Sait e Cooperazione si sono resi protagonisti di una serie di operazioni, specie di natura immobiliare, difficili da comprendere. Oggi i nodi vengono al pettine ma a pagare il conto non sono coloro che hanno preso le decisioni quanto piuttosto i dipendenti, trattati di colpo come inutile zavorra.
L’operato di Sait in questi anni fornisce un ampia casistica di episodi dubbi. Su tutti ne scegliamo un paio che esemplificano bene quanto sosteniamo.
Come noto Sait ha realizzato il suo faraonico magazzino a Spini di Gardolo su un terreno cedutogli dalla controllata provinciale Interbrennero. Sait però dispone di un ulteriore terreno, sempre a Spini di Gardolo. Sul perché e sul percome della scelta al momento nulla è dato a sapere, l’unica cosa certa è che detto terreno oggi risulta aver perso valore per 5 milioni di euro. Colpa dei lavoratori? Non ci pare. Però pagano loro perdendo il posto e noi con loro visto che la cassa integrazione si finanzia con le tasse. Ma l’aspetto più interessante è che nell’ambito della cessione Interbrennero/Sait a tutela di 392 lavoratori c’è una fideiussione da 2,5 milioni di euro, prima volta a memoria d’uomo in cui la PAT dispone di uno strumento a garanzia degli impegni della controparte privata. Da quasi 3 mesi attendiamo di conoscere le intenzioni di Interbrennero e della PAT che hanno curiosamente scelto di chiudersi in un religioso silenzio.
Stendendo un velo pietoso sulla vicenda di Transacqua, un esempio se possibile ancora più macroscopico del “bizzarro” modo di operare della Cooperazione nostrana si è avuto a Levico. Sait, tramite Coopersviluppo, insieme alla locale Famiglia Cooperativa costituisce l’immobiliare Levico Altinate con cui acquisce un terreno per costruirci un centro commerciale. Ma siccome per Levico un centro commerciale non basta, parallelamente Sait, sempre tramite Coopersviluppo, entra in società con un privato e con Levicopolis si impegna in un’altra operazione immobiliare. Nel frattempo il terreno di Altinate viene svalutato per più di 2 milioni di euro. Come si spiega tutto ciò?
La Provincia Autonoma di Trento è e rimane l’autorità di vigilanza sugli enti cooperativi anche se continua a fare orecchie da mercante. Riteniamo che le scelte dei manager (come quella di far rifornire Superstore e Millennium direttamente dalla ex Coop Italia bypassando il magazzino di Spini) e degli organi di controllo che queste scelte hanno avallato, vadano puntualmente verificate e giustificate di fronte ai trentini. Per questo attendiamo tempestiva risposta alle interrogazioni depositate sul tema».
Cons. prov. Filippo Degasperi
Gruppo consiliare provinciale MoVimento 5 Stelle
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